Stasera ho voglia di raccontare qualcosa di Francesco Guccini.
Il problema è che sono circa due ore che sto cercando di decidere di quale canzone parlare, e nel frattempo le ascolto, e canto, e mi emoziono, e mi viene in mente di ascoltarne ancora una… insomma, un disastro.
Fra Cyrano, l’Avvelenata, Quattro Stracci, Eskimo, e la fantastica Quello che non… e non vogliamo parlare di Farewell, o della Primavera di Praga … impossibile sceglierne una soltanto.
Poi d’improvviso l’illuminazione, una delle canzoni meno note, meno canoniche: “Ti ricordi quei giorni“: una canzone d’amore, romantica e malinconica, scritta negli anni Sessanta ma che (come racconta lo stesso Guccini nel video qui sopra), è stata incisa solo nel 1988, nell’album live “…quasi come Dumas”.
Una canzone per cultori, in qualche modo, densa e nostalgica, l’eterno senso gucciniano del tempo che scorre e lascia atmosfere, senza rimpianti e senza cesure.
Ricordo bene la prima volta che ho ascoltato quest’album, registrato su cassetta da un vinile della sorella maggiore di un’amica (vero Amica :-)?!).
Ero davvero giovane, cominciavo in quegli anni ad affacciarmi alla musica ed il piacere e l’orgoglio di ascoltare un disco da adulti mi rendeva piena di aspettative: poi sono arrivate le note di Auschwitz, di Dio è morto e, soprattutto, è arrivata come un’uragano la Primavera di Praga, con la sua violenza, la sua bellezza e la sua forza evocativa, quella piazza ed il fumo nero, la città intera, la città intera che lo accompagnava…
Non è stato facile liberarsi dalla morsa di quella visione, nè allora nè dopo, ed ancora oggi credo che quella sia una delle sue canzoni migliori (Prossimamente pubblicheremo anche questa!)
Meravigliosa! Quanti ricordi…grazie.